CHE LO SFORZO SIA CON VOI! FALSITA’, SFORZI E SCOREGGE DELL’ARMATA SHARDALEONE

di Desi Satta

 

Che lo Sforzo sia con voi! Così augurava il saggio Yogurt nel film Balle Spaziali (Spaceballs) di Mel Brooks, parodiando il ben più celebre Guerre Stellari di Geoge Lucas.

Filmetto mediocre, oppure troppo raffinato per poter essere apprezzato, chissà, visto che raccoglie parodie e riferimenti a volte dotti (citare Kafka tra le righe o La guida Galattica per Autostoppisti tra gli asciugamani, non è da tutti) a volte incomprensibili per chi non frequenta lo slang yankee (Dart Fener che diventa Lord Casco, ad esempio; nell’originale è Lord Helmet, ma helmet si usa anche come sinonimo di glande; inconvenienti dei giochi di parole: Lord Cappella sarebbe stato meglio, ma poi si sarebbe perso il riferimento all’enorme e comicissimo casco nero).

Anche lo Sforzo, che sostituisce la Forza: nell’originale è Schwartz, parola tedesca e anche yiddish, che significherebbe nero, ma, per estensione e nello slang, ad indicare ciò che dei neri entra nell’immaginario americano (e nelle donne americane non solo nell’immaginario) come caratteristica precipua della popolazione colorata di sesso maschile. (Ai tre lettori istituzionali del bLLog lascio immaginare cosa possa significare augurare a qualcuno: Che il Nero sia con te!)

Però Spaceballs si intona a meraviglia con una delle più comiche battaglie dell’armata Shardaleone: l’interrogazione parlamentare del Senatore Massida. Adesso vi racconto perché.

Prologo: in un’isola lontana, lontana, è in atto un’epica guerra contro i Perfidi Baroni Universitari che detengono il potere e vessano il popolo. I coraggiosi guerrieri Shardana (copiati da Lucas e chiamati Jedi per evitare problemi di copyright) si raccolgono attorno al Sommo Vate e, guidati dal Generale Shardariano, sfidando la morte, raccolgono una petizione con ben 1.044 firme (1), chiedendo a gran voce che la bieca Soprintendenza si decida a rivelare il tenebroso segreto: che la storia dei sardi dominatori del mondo viene celata al popolo per tenerlo soggetto alla cricca dei Archeocrati! Come? Nascondendo i reperti archeologici!

La saga narra che a sprezzo di indicibili pericoli, la petizione giunge nella mani di un coraggioso politico isolano il quale, limpido esempio di democrazia shardanika, la presenta al ministro del governo centrale pretendendo una risposta.

Dopo mezzo anno galattico, pressato dal malcontento della popolazione, che non pensa ad altro, il ministro è costretto a cedere.

A questo punto, l’Armata Shardariana legge la risposta del ministro e scatena l’Inferno (Galattico): un mucchio di sciocchezze, la verità travisata, un vero scandalo!

Perché?

Leggiamo l’interrogazione (reperibile in rete negli atti del senato della repubblica):

 

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01393

Atto n. 3-01393

Pubblicato il 29 giugno 2010

Seduta n. 399

MASSIDDA , SBARBATI – Al Ministro per i beni e le attività culturali.

Premesso che:

nei giorni scorsi i parlamentari sardi hanno ricevuto il testo della petizione “Abbiamo diritto a sapere: la Soprintendenza parli” sottoscritta da 1.044 firmatari;

in detta petizione vengono illustrate le problematiche relative a:

1) il rinvenimento di un coccio nei pressi di Villanovafranca o di Senorbì, in provincia di Cagliari, risalente al XV-XIV secolo avanti Cristo con iscrizioni indicate come cuneiformi da un noto assiriologo;

2) il rinvenimento, nei pressi di Teti, di una navicella nuragica fittile con evidenti segni di scrittura;

3) il rinvenimento avvenuto, secondo l’emittente Videolina, nel mese di febbraio 2010, di una ceramica con una misteriosa scrittura;

4) il rinvenimento, nei pressi di Pozzomaggiore, in data imprecisata, di un coccio di ceramica con evidenti segni di scrittura;

considerato che la petizione citata è corredata di adeguata rassegna fotografica riferita ai reperti citati,

si chiede di sapere se risulti al Ministro in indirizzo quanto sopra riportato e, in caso affermativo:

a) se i ritrovamenti sopra citati siano corrispondenti al vero e quale sia lo stato dei reperti;

b) se detti reperti rinvenuti siano allo stato custoditi e da chi;

c) se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di ulteriori scavi o studi effettuati su detti reperti al fine di verificarne l’autenticità e la eventuale datazione;

d) se sia a conoscenza delle procedure poste in essere dalle Soprintendenze competenti per procedere alle necessarie operazioni di catalogazione ed esame dei reperti in oggetto.

 

Passo sopra l’evidente inconsistenza della premessa, se ne potrebbe parlare a lungo, per entrare nel merito del tema: l’interrogazione. Questa è un atto attraverso il quale un parlamentare pone una domanda (eventualmente, come in questo caso, articolata) al governo (ad uno o più ministri e/o al Presidente del Consiglio) il quale è tenuto a rispondere. Come si vede, Massidda e Sbarbati articolano in quattro domande, da a) a d).

Il governo, nella persona del sottosegretario Giro, risponde (neretto e colori, miei):

 

Ritengo opportuno procedere iniziando dalla notizia relativa al vaso rinvenuto in località Arzachena, recante una “misteriosa scrittura”, per sottolineare l’assoluta infondatezza del contenuto. Infatti il servizio, firmato dal giornalista Andrea Busia, faceva riferimento ad un vaso ritrovato durante una delle campagne di scavo dirette dalla dottoressa Angela Antona dal 2003 al 2008. In particolare, si tratta di un’olla con decorazioni plastiche fino ad allora inedite, rinvenuta in frammenti in un edificio (la “Capanna delle riunioni”) del villaggio circostante il nuraghe La Prijona (o Prisgiona) in regione Capichera di Arzachena, e ricomposta durante le operazioni di restauro dei materiali. Del ritrovamento di tale reperto e dello studio del medesimo sono state date immediatamente e a più riprese notizie, corredate di foto e disegni, in contesti scientifici accreditati. La nutrita bibliografia che gli uffici mi hanno allegato dà chiaro riscontro dell’importanza attribuita al pezzo e della pronta risposta scientifica che ha suscitato negli uffici istituzionalmente deputati alla sua conservazione, tutela e valorizzazione.

Non ci si è inoltre risparmiati sulla divulgazione, intervenendo in servizi televisivi nei quali sono state mandate in onda, insieme alle immagini del villaggio, quelle del vaso in questione (conferenza stampa organizzata sul sito nel maggio 2007 alla presenza di tutte le testate giornalistiche e televisive sarde), in conferenze organizzate in occasione delle Giornate europee del patrimonio 2007, settimana della cultura 2007, 2008, 2009, 2010, in lezioni e conferenze pubbliche promosse da istituti scolastici superiori e associazioni culturali (liceo scientifico di Arzachena, istituto tecnico di Palau, Università della terza età di Tempio, Università del tempo libero di Olbia), o con articoli in riviste di ampia diffusione.

In relazione al frammento fittile da Pozzomaggiore si precisa quanto segue. Il nuraghe Alvu di Pozzomaggiore è stato oggetto di un intervento di restauro e scavo archeologico nell’ambito del progetto «Il nuraghe Alvu tra fruizione e salvaguardia», con finanziamento della Regione Sardegna, dal novembre del 2006 fino al dicembre del 2007. I lavori, diretti dalla Soprintendenza per i beni archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, hanno permesso di mettere in luce uno dei complessi monumentali nuragici più interessanti della Sardegna settentrionale e di evidenziare un’importante stratigrafia all’interno del complesso.

Un ulteriore finanziamento da parte del Comune di Pozzomaggiore ha consentito di procedere con la documentazione grafica, ancora in corso, di tutti i reperti. Il frammento è attualmente conservato presso il centro di restauro della Soprintendenza archeologica delle Province di Sassari e Nuoro. Si procederà con la pubblicazione integrale dei risultati dello scavo dopo gli interventi di restauro. Una comunicazione sui risultati dell’indagine è stata presentata dagli archeologi Luisanna Usai e Franco Campus al convegno dell’Istituto italiano di preistoria e protostoria che si è tenuto a Cagliari nel novembre del 2009. Gli stessi

studiosi hanno presentato al comitato scientifico il testo per gli atti.

Tutti gli ambienti scavati, ed in particolare il cortile, hanno permesso di evidenziare una sequenza stratigrafica che documenta, oltre alla fase nuragica, l’occupazione del nuraghe in età punica e romana, con sporadiche frequentazioni anche in età fenicia.

Il reperto citato nell’interrogazione è chiaramente riferibile alle fasi di rioccupazione del nuraghe ed i caratteri della scrittura sono facilmente ascrivibili ad ambito fenicio-punico; ciò non contrasta neanche con la posizione stratigrafica del reperto.

Per quanto riguarda la Navicella nuragica fìttile da Teti devo riferire che l’immagine trasmessa dai promotori della petizione è risultata assolutamente incomprensibile agli archeologi delle nostre Soprintendenze che, d’altra parte, non hanno alcuna notizia in merito al ritrovamento “nei pressi di Teti” di una navicella nuragica “con evidenti segni di scrittura“. Se un ritrovamento è stato fatto potrebbe essere stato effettuato al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate. Assicuro, a tale proposito, ogni attività utile al recupero del reperto.

I reperti citati dai promotori non recano peraltro alcuna traccia di scrittura di età nuragica anche perché, come ben esplicitato in tutti i testi scientifici sulla civiltà nuragica, questa non ha mai conosciuto la scrittura.

Del frammento proveniente da Villanovafranca o Senorbi gli uffici competenti dispongono della fotocopia di una fotografia. Sono in corso ricerche in proposito.

Concludo sottolineando come il Ministero nonostante i gravi tagli subiti, che incidono, soprattutto, sulla possibilità degli ispettori archeologi di presidiare il territorio, approntano sempre ed in tempi brevissimi sia il restauro che lo studio e la pubblicazione

 

Vediamo in breve cosa risponde il ministro (per voce del sottosegretario Giro):

1) la notizia di cui al punto 3) dell’interrogazione è falsa;

2) per il punto 4) il coccio di Pozzomaggiore, che si vorrebbe nascosto, è stato trovato nel corso di uno scavo ed è stato puntualmente repertato; il risultato dello scavo è in via di pubblicazione;

3) per quanto al punto 2) non risulta alcuna navicella fittile da Teti (altra balla, oppure è un reperto clandestino!);

4) per quanto riguarda il punto 1) (coccio di Villanovafranca) siccome l’interrogazione si riferisce ad una fotocopia di una fotografia (priva di riferimenti) sono in corso ricerche.

 

Dove starebbe lo scandalo? Il ministero (ma in realtà le soprintendenze interessate) risponde, con gentilezza, che si tratta di notizie false (punto 3) tendenziose (punto 4) ridicole (punto 2) e che non si può gettare sul tavolo la foto di un coccio e chiedere di punto in bianco di sapere cosa sia e da dove provenga (punto 1), perché di cocci ce ne sono milioni ed è una vera stupidata pretendere che le soprintendenze perdano tempo col primo che passa e pretende di aver scoperto l’acqua calda!

Notiamo tuttavia alcuni aspetti:

1) il ministero dice chiaramente che la pretesa “scrittura nuragica” è una stronzata!

2) che ci sono notizie false propalate da giornali e notiziari;

3) che è facile dire che si sono trovate navicelle ma, siccome non se ne sa nulla, potrebbero essere reperti derivanti da attività illegali, e che non sarebbe male segnalare dove si trovino e perché stiano in mani nelle quali non dovrebbero essere! (Devo ricordare che c’è una legge che impone la segnalazione dei ritrovamenti?)

 

In definitiva: cosa ha generato tutto lo Sforzo dell’Armata Shardaleone?

Un troddio (2)!

L’armata l’ha preso in faccia, annusato a lungo ed ha deciso che il profumo non gli è piaciuto: c’era da dubitarne?

Però una piccola nota finale non sfigura: come mai si pubblicano le risposte e si grida allo scandalo ma si evita di pubblicare contestualmente anche le domande (ma, se chiedete come mai, vi diranno che non è vero e l’interrogazione può essere reperita all’indirizzo etc. etc.)?

Perché in genere si confida nel fatto che le persone siano pigre e non vadano a confrontare domande e risposte: se si pubblica solo la replica del ministro, i lettori non andranno di certo a cercarsi l’originale dell’interrogazione, così sarà facile tuonare contro i soliti biechi archeologi che non dicono etc. etc. Gli archeologi invece dicono e come, a volte, ma ciò che emettono piace poco.

Facile, no?

Infine: sarà l’Armata Brancaleone che ha copiato Mel Brooks, oppure questo che ha copiato quella?

Vi propongo un giochino: andate a vedere i personaggi di Spaceballs e confrontateli con quelli dell’Armata Shardaleone. Troverete dei paralleli inquietanti…

 

desi.satta2@virgilio.it

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(1) dato riportato nell’interrogazione del senatore Massidda riportata negli atti ufficiali del senato a questo indirizzo;

(2) trad. scoreggia; a beneficio di uno dei tre lettori istituzionali del bLLog che non parla sardo;

 

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3 risposte a CHE LO SFORZO SIA CON VOI! FALSITA’, SFORZI E SCOREGGE DELL’ARMATA SHARDALEONE

  1. Maurizio Feo ha detto:

    Buona rappresentanza dei più urgenti problemi dell’isola, Massidda e Sbarbati.
    Quasi ottima la risposta che hanno meritato.

    Ma – visto che non c’è peggior sardo di chi non vuole sentire – l’armata non defletterà certo solo per questo dai propri atteggiamenti. A lavare l’asino si butta l’acqua ed il sapone, come ho già detto: non mi ci dedico proprio più. Preferisco rileggermi Sebastiano Satta, che era un vero scrittore e che sapeva dare giudizi feroci sulla propria isola, sui paesi e i suoi compaesani, quando lo meritavano. Mi domando – con curiosità – che cosa avrebbe commentato di quest’accozzaglia di oggi…

  2. Jonathan Livingstone ha detto:

    @ Tre lettori del bLLog

    Mi chiedo chi glielo fa fare alla signora Satta di star lì a spiegare punto per punto la risposta del Ministero ai “firmatari” della peti-zione.
    Visti i risultati, non la meritano : margaritas ante Spaceballs.
    C’è da chiedersi (a) cosa aspira Popeye. O che cosa c’è nel fornelletto. Oenanthe crocata , Datura stramonium o Solanum nigrum?

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