NAPOLITANO: ATENE-CAGLIARI, CASELLO CASELLO

di Gabriele Ainis

 

Quanto dista Cagliari da Atene?

Poco, pochissimo: casello-casello saranno pochi minuti o meno, sembra quasi sia lo stesso posto.

Però è un segreto, lo sappiamo in pochi e nessuno ne parla: guai sottolineare che sotto sotto la Grecia somiglia alla Sardegna e le somiglia così tanto che se un giorno ti bendassero gli occhi e ti portassero laggiù saresti spaesato e non capiresti se ancora stai nell’isola di Atlantide o nella patria di colui che si è inventato il mito.

No, la somiglianza non è dovuta solamente alla stessa macchia mediterranea ad alla stessa gente testarda e amante del pecorino (però nel feta ci mettono anche il latte di capra, bastardi!) facile all’ubriachezza e irascibile come i balentes che piacciono tanto agli indipendentisti in cerca di sardità. Cagliari (la Sardegna) e Atene (la Grecia) sono uguali perché condividono la stessa mania: quella di pretendere un tenore di vita europeo per diritto di appartenenza, senza averne la possibilità.

Industrie? Zero o giù di lì. Turismo? In crisi e comunque povero, invadente, invasivo e, sorprendentemente, nonostante ciò che si pensa, tutt’altro che culturale nonostante l’enorme patrimonio storico, archeologico e paesaggistico. Se si chiede ad un olandese (tedesco, britannico, francese, spagnolo, a scelta del candidato) perché si reca nell’Egeo, dirà che gli piace prendere il sole nudo e far sesso sulla spiaggia (magari di gruppo) senza eccessive rotture di scatole. Non è per caso se nel 2008 la gara di sesso orale sulla spiaggia di Laganas (a Zacinto, Foscolo si sarà rivoltato nella tomba) ha fatto il giro del mondo dopo un fortunato approdo su Youtube, ma in Grecia, in fondo, si sono stupiti in pochi.

Ora la Grecia fa notizia perché si teme che l’Italia le somigli, ma non è per nulla vero: la misera verità è che è proprio il Sud, isole comprese, ad essere identico alla patria di Platone&Aristotele, tra i padri nobili di quello che siamo oggi (senza dimenticare l’Islam che ha fatto sì che non andassero perduti, naturalmente, tanto per cercare le radici cristiane!).

I Greci sono solo più sfigati perché non hanno un nord capace di mitigare lo stato di cronica micragna, ed è per questo che, finita l’epoca della strategicità dell’Ellade, quando le si prestavano i soldi in cambio delle basi militari (quattrini che però tornavano indietro con le commesse per l’armamento) si ritrovano in braghe di tela dopo le politiche spendi&spandi che fanno tanto Craxi&C dei tempi d’oro italiani.

Eccolo là: un altro che inneggia a Bossi contro Roma ladrona!

Falso! È solo una faccenda di aridi numeri: che il Sud sia depresso non è una fola raccontata da Bossi ma una profonda verità. Altro film è l’uso che la Lega fa del dato numerico incontrovertibile.

Così com’è vero che il Sud (Sardegna in testa) abbia avuto a disposizione un fiume di soldi che non ha saputo tramutare in infrastrutture e investimenti per il bene comune, limitandosi a spendere e dividere con politico consenso di tutti (noi siamo anche Regione Autonoma, non dimentichiamolo): cittadini, politici, intellettuali, imprenditori.

L’unica (per ora) differenza con la Grecia?

Che non ci levano il tappo perché non si può: il nostro debito e il nostro sottosviluppo sono intimamente miscelati con quello nazionale, per fortuna.

E allora?

Allora sarebbe il caso di svelare il segreto a noi stessi e piantarla di far finta che Atene non sia alla periferia di Cagliari, tra Monserrato e Sestu, raggiungibile in pochi minuti; casello-casello, naturalmente, perché non si sa mai che in centro ci sia un ingorgo.

Peccato che l’intellighenzia sia occupata in altre ben più importanti discussioni, ad esempio lo statuto e lo scandalo della limba che non viene insegnata a scuola, porca miseria, possibile che la gente non capisca che se ci mettiamo a scrivere in LSC diventiamo tutti ricchi?

Adesso arriva anche Napolitano, festeggiamo tutti assieme l’unità d’Italia in un momento in cui ci si ingegna di frammentare l’unità nazionale e di distruggere una delle cose più belle di cui dovremmo vantarci (la nostra costituzione). Suggerimenti?

Ma certo, facciamo una richiesta a Napolitano: che ci dica chiaramente che Atene è alla periferia di Cagliari senza star lì a menare il torrone con un sacco di sciocchezze unitarie e non. Ci dica che siamo morti di fame e sarebbe il caso di piantarla con le seghe mentali e le manie di grandezza. Mentre continuiamo a litigare di fregnacce invereconde, rischiamo una crisi sociale che promette di farci tornare indietro di un secolo: adesso le valigie di cartone non usano più, ma il pecorino e il pane carasau per emigrare stanno bene anche dentro il trolley.

Ce lo dirà?

No! Al contrario, sentiremo le parole che ci piacciono: che siamo diversi dagli altri, che abbiamo una cultura millenaria e possediamo una nostra lingua e che i sardi coraggiosi hanno contribuito all’unità d’Italia. Bravi e avanti così, ché se siete contenti voi sono contenti tutti!

 

gabriele.ainis@virgilio.it

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3 risposte a NAPOLITANO: ATENE-CAGLIARI, CASELLO CASELLO

  1. panurk ha detto:

    La Sardegna e la Grecia. Troppo bella questa vicinanza – anche mentale:

    “Tanto più ci diamo delle arie per i nostri antenati (senza di conoscerle) tanto più inqieti siamo di noi stessi. […] In fondo dentro di noi ci martirizza l’intuizione che non meritiamo di vivere in un paese cosí bello. Dunque tentiamo di portarlo allo ‘standard’ nostro. Al livello nostro. Perciò lo roviniamo con cemento e rifiuti.”

    Cosi´l’ha scritto il critico greco Νίκος Δήμου (http://www.ndimou.gr/) nel 1976. Un suo motto (trapiantato nell’isola dei antenati shardariani) suonerebbe:

    “Sardegna nel cuore … d’infarto si muore.”

  2. Nutella Nut ha detto:

    …si teme che l’Italia somigli alla Grecia…
    E’ femminile, quindi: si teme che LE somigli.
    Ricapitolando: ‘gli’: a lui, ad esso ma ‘loro’ al plurale.

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